
Si è aperta questa mattina la Conferenza Internazionale “Prevention of trafficking in human beings”, iniziativa promossa dalla Ong Ciss – Cooperazione Internazionale Sud Sud all’interno del progetto “BINIs – Best practices in tackling trafficking Nigerian Route”, che per la prima volta ha portato a Palermo una significativa delegazione di rappresentanti della società civile, istituzioni e media nigeriani riuniti attorno ad un tavolo comune per discutere del fenomeno della tratta e rafforzare il partenariato internazionale Europa-Africa.
La Conferenza è frutto del lavoro congiunto di varie organizzazioni provenienti da Austria, Italia, Malta, Spagna e Nigeria, tutte impegnate – in differenti contesti e con vari approcci – nella lotta contro la tratta di esseri umani.
Sergio Cipolla, Presidente dell’Ong siciliana Ciss – da 33 anni attiva nel Sud del mondo e in Italia nella difesa e promozione dei diritti umani fondamentali – ha spiegato come il crimine contro l’umanità che è la tratta non riguarda solo le mafie locali e internazionali che lo perpetrano, o i singoli delinquenti che direttamente esercitano le peggiori violenze per arricchirsi con esso, ma anche quella parte di società che in che in fondo trova normale o non particolarmente riprovevole il poter comprare un essere umano. In Europa i consumatori di questa merce a cui si vogliono ridurre le persone sono decine di milioni, troppi per non capire come dietro vi sia un gigantesco problema etico, sociale e culturale. Solo in Italia è stato stimato in nove milioni il numero di uomini clienti della prostituzione, che generano un volume di affari di 90 milioni di euro mensili. Anche le nuove politiche di contrasto all’immigrazione probabilmente renderanno la lotta alla Tratta più difficile – continua Cipolla – infatti sebbene il Decreto Sicurezza e Immigrazione riconosca la specifica condizione delle vittime di tratta, un ingente numero di donne continuerà a non trovare accesso ai percorsi di emersione, assistenza e integrazione sociale rischiando così di diventare del tutto invisibili. In qualsiasi momento della giornata è infatti possibile vedere nelle strade delle nostre città, anche a Palermo, queste donne e bambine costrette a prostituirsi: ma è una presenza invisibile, ossia una presenza che in genere quasi non viene registrata dall’occhio e non spinge a nessuna reazione”.
“Una particolarità di queste giornate di lavoro – conclude Cipolla – è costituita dalla presenza congiunta di tanti soggetti che lavorano contro questo crimine in Europa e di tanti che lo combattono in Nigeria. Il nostro più grande desiderio e auspicio è che questa Conferenza possa rappresentare per i partecipanti una prima occasione di conoscenza reciproca che si trasformi rapidamente in un’alleanza concreta e fattiva”.
La Sicilia, regione profondamente segnata dai flussi migratori, negli ultimi anni ha assistito a un vertiginoso incremento del numero di donne e giovani adolescenti provenienti dal continente africano, in particolare dalla Nigeria, considerate dall’OIM per almeno l’80% probabili vittime di tratta destinate allo sfruttamento sessuale, in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea (OIM 2017).
Dal susseguirsi degli interventi delle delegazioni nigeriane (tra cui Tola Winjobi dell’organizzazione nigeriana Cafso-Wrag for Developmen e il Principe di Benin City Clement Ohenzuwa intervenuto sul ruolo dei riti vodoo e sulle conseguenze dell’editto dell’Oba di Benin) emergono quali siano le cause alla base del fenomeno della tratta e dei flussi migratori.
“Tra i principali fattori che hanno portato migliaia di nigeriani in fuga dal proprio paese, c’è quello socio-economico – ha spiegato Roland Nwoha, dell’organizzazione Idia Renaissance, che a Benin City opera nel campo dell’anti-tratta e della promozione dell’empowerment giovanile – . In alcune parti del paese la situazione è catastrofica. La poligamia e la presenza di famiglie molto numerose sono spesso causa dello sfruttamento perché non si riesce a sostenere il peso economico dei nuclei familiari allargati. Uomini e donne spesso partono pensando di poter superare gli aspetti negativi della migrazione clandestina (l’attraversamento del deserto, per esempio, o la detenzione libica) ritenuti secondari rispetto all’urgenza del ricercare una condizione di vita migliore. Si assiste inoltre ad una vera e propria fuga dei cervelli: le persone più competenti vanno via anche attraverso la modalità di migrazione clandestina. Ciò ha portato perfino a degli scioperi del mondo accademico del nostro Paese”.
I lavori (come da programma allegato) continueranno anche domani martedì 29 gennaio presso il Camplus Guest Palermo (via dei Benedettini, 5) e si concluderanno il 30 gennaio presso La Casa della Cooperazione (via Ponte di Mare 49) alla presenza del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Verrà dato ampio spazio ad interventi di associazioni e centri specializzati nella protezione delle vittime di diversi paesi europei: alla pari degli attori del territorio siciliano, queste realtà negli ultimi anni si sono trovate ad accogliere e fornire assistenza alle vittime della tratta in transito dal Mediterraneo centrale, e in particolare nigeriane. Tante saranno le testimonianze degli operatori impegnati sul campo, che in prima linea, nelle aree di principale provenienza delle vittime della tratta, portano avanti programmi di protezione e reintegrazione.
Il progetto “BINIs” è co-finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Asylum, Migration and Integration Fund (AMIF) ed è frutto del lavoro realizzato in rete con diverse organizzazioni: CRESM – Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione (Italia), Dortmunder Mitternachtsmission e.V. (Germania), Herzwerk (Austria), Movimiento por la Paz (Spagna), People for Change Foundation (Malta), Mater Africa for Humanitarian AID initiative (Nigeria)